I soggetti con esiti di Paralisi cerebrale, ad esempio TETRAPARESI SPASTICHE, EMIPARESI, ecc., traggono molto vantaggio dalla riabilitazione in acqua (Idrokinesiterapia), anche se naturalmente negli esiti di patologie neurologiche l’acqua va considerata come elemento di supporto alla riabilitazione neuromotoria a secco;
Gli obiettivi più comuni dell’idrokinesiterapia, dopo un’attenta valutazione del caso ed eventuali disturbi associati, sono per i disturbi di coordinazione motoria di origine cerebrale e tronco-encefalica (cervelletto):
- il raggiungimento di uno stato di rilassamento, non certo il rinforzo muscolare;
- controllo del ritmo respiratorio, ritrovo della capacità di saper dare delle pause inspiratorie;
- una nuova conoscenza del proprio corpo in relazione ad un nuovo ambiente;
- la possibilità di finalizzare le residue possibilità motorie per la risoluzione di nuovi compiti e nuove richieste di apprendimento;
- ricavare da queste nuove esperienze degli input atti a migliorare le loro capacità psico-fisiche;
- acquisire determinati movimenti in relazione alla motricità prima più grossolana e poi sempre più fine;
- migliorare, o sperimentare, la percezione della tridimensionalità dello spazio intorno a sè, tramite il cambiamento di posizioni (che definiamo variazioni di assetto) dentro l’acqua;
- migliorare o iniziare a sperimentare la stereognosia: una liberati gli arti, il soggetto ha la possibilità di avvicinarsi all’oggetto, toccarlo e sperimentare nozioni che sono alla base dell’apprendimento come il concetto di sopra, sotto, di lato, intorno, dentro, fuori ecc.
- nei casi molto gravi, controllo del capo e raddrizzamento del tronco;
- evocare meccanismi di reazione e di equilibrio, senza il pericolo di provocare modelli sostitutivi patologici pericolosi;
- ridurre le contratture causate da esiti di scoliosi neurogene;
Nel campo delle SINDROMI ATASSICHE o disturbi dell’equilibrio, possiamo raggiungere ottimi risultati perché, rallentando il movimento, viene facilitato l’apprendimento di quel movimento, ma anche l’acqua è un elemento destabilizzante per cui è utile per evocare il controllo del movimento, la stabilizzazione ed il controllo della deambulazione (quando ha un senso parlare di deambulazione).
Un adulto con disturbi dell’equilibrio in acqua riesce a giostrare meglio la velocità di movimento del suo corpo, acquisisce sicurezza e quindi riesce a “liberare” gli arti: tutto ciò permette al soggetto di migliorare il suo equilibrio.
Nell’ambito dell’EMIPLEGIA oltre ad alcuni obiettivi in comune con le altre sindromi spastiche, vi è l’impegno ad evitare l’utilizzo di un solo emilato e la conoscenza solo di un lato corporeo.
Quindi ai danni motori di una lesione del sistema nervoso centrale avremo spesso correlate una serie di limitazioni funzionali che nel tempo causano effetti secondari da non uso: in pratica una lesione neurologica non si stabilizza mai ma ha necessità di ottimizzare i benefici nel tempo.
Va inoltre sottolineata l’importanza dell’idrokinesiterapia nel recupero dello schema corporeo e della propriocezione: l’acqua è uno stimolo sensoriale tangibile rispetto all’aria, pertanto costituisce un supporto concreto. Lo stimolo che viene dato al nostro corpo all’ingresso in acqua coinvolge sia gli esterocettori, sia i propriocettori che, in condizioni normali hanno il compito di percepire i movimenti del corpo nello spazio; in acqua questa percezione varia a causa della riduzione della forza di gravità, per cui è necessario adattare il proprio schema corporeo attraverso delle sensazioni e delle afferenze che non sono soltanto quelle legate al carico.
Dr. Fulvio Cavuoto
Fisioterapista